Era il 1998, quasi vent'anni fa. Io ero il vice di Frank Vitucci ad Imola, eravamo neopromossa in A1. In casa si giocava al Palacattani, a Faenza: 5500 posti. Non ricordo con precisione, ma con la "storica" Virtus Bologna era una delle nostre prime partite in casa... ma che Virtus: Rigaudeau, Danilovic, Sconochini, Nesterovic, Binelli... Tutto esaurito al Palacattani, c'era gente fino all'ultima rampa ovunque, brividi ad entrare in campo. Noi eravamo la Esposito band, Enzo quell'anno finì miglior realizzatore del campionato a 30 di media e meritatamente venne premiato come miglior giocatore del campionato: segnava in ogni modo umanamente possibile ed anche oltre. Ricordo che quella partita finì con Enzo che si arrampicò sulla "curva" per tuffarsi in mezzo all'Onda d'Urto e festeggiare il trionfo di Davide che abbatte Golia. Stasera il sapore è diverso, ma l'intensità è perfino superiore: ragazzi, ma che roba siamo?!? E' la mia sesta stagione a Ravenna, so bene dove eravamo nel 2011. Ma in giro per l'Italia tante persone si sono accorte di questo percorso, quelle stesse persone che sempre più spesso mi telefonano per chiedermi quali siano i segreti che ci hanno permesso di contagiare al basket una città da sempre refrattaria a questo stupendo sport. E il segreto, credetemi, è uno solo: abbiamo creato una famiglia, una grande famiglia sportiva che trasmette appartenenza, emozioni, valori. Una famiglia di cui sono onorato di far parte e che in serate come queste sento mia come non mai...
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